WHERE I’VE BEEN LIVING

  • Marzo 18, 2012























Quando abitavo in centro a Vicenza potevano passare anche settimane senza che uscissi dalle mura. Sembra che abbia esportato a Londra lo stesso stile di vita, perché la cosa accade anche col quartiere dove ora abito e lavoro, Stoke Newington, a nord della città, in cui da mesi sono intrappolato, come un incantesimo, come in un eterno giorno della marmotta.
Anche se non ha le mura medievali, ha una strada principale, Church Street, che ricorda per molti versi Corso Palladio, pur non essendo pedonale.

È la strada nei pressi della quale Daniel Defoe ha scritto Robinsoe Crusoe. Vi si affaccia il Fat Cat Cafe, dove mi reco a piedi ogni mattina, così come andavo a piedi (o in bici) al lavoro a Vicenza (ma qui recuperata bici di Niccolò, che però devo ancora cominciare a usare). Vi insistono anche (ah no?!), tra gli altri, una chiesa col campanile dalla tipica punta, ‘faro’ di tutto il quartiere, il mio pub preferito, l’ormai celeberrimo (per i lettori del blog!) Rose and Crown, il verde Clissod Park, e l’Abney Park Cemetery, un cimitero vittoriano con le tombe ondeggianti, dall’atmosfera gotica ma affascinante, ritrovo fino agli anni ’70 di hippy e omosessuali, che ora è una riserva naturale. Qui la pòra Amy Winehouse ha girato il video di Back to Black.

Stoke fa parte del distretto (borough) di Hackney, dove storicamente abitano immigrati di prima e seconda generazione, un tipico esempio della multietnicità dell’East End (anche se Stoke si trova appunto a Nord del distretto). Si calcola che l’East End sia una delle zone del mondo in cui sono parlate fino a 200 lingue diverse solo spostandosi nel raggio di poche centinaia di metri.
Stoke Newington è però la “perla borghese” di Hackney. Negli ultimi anni il quartiere ha subito il tipico processo di gentrificazione (fun fact da wikipedia: il termine gentrification è stato introdotto per la prima volta in ambito accademico per descrivere i cambiamenti fisici e sociali di quartieri londinesi che sono seguiti all’installazione di un nuovo gruppo sociale di classe media).
Gli abitanti sono prevalentemente bianchi, da cui derivano due caratteristice che abbiamo già detto: (ordinano) caffé di tutti i tipi tranne che normali, tanto sono allergici solo loro, ed eserciti di passeggini guidati come fossero SUV (una caratteristica che appunto mi ricorda il centro di Vicenza, anche se qui questo capita tutti i giorni e non solo il sabato mattina).

I problemi tipo delle mamme che vengono al bar (quelle del pregnant ladies club) sono: hanno scoperto un nuovo sottotipo di PVC, come mai lo classificherò nella differenziata? o che tipo di cibo mai sentìo mi invento stamattina a cui il mio Peter o la mia Sally può essere intollerante?…*
Ora però ho notato che gli avventori del bar hanno ricominciato a chiedermi il full fat milk, come se fosse un tipo di latte esotico e strano che ogni tanto, per sfizio, il dietologo concede loro (invece di soia, riso, mandorla etc.) e non quello normale che abitualmente usiamo!

L’eccentricità del quartiere si riscontra anche dai negozi che si affacciano su Church Street (violini!) o sulle pubblicità che sono affisse al Fat Cat (avete voglia di partorire sotto ipnosi?? venite a Londra Nord! La signora, che abita dietro il caffé, dicono faccia miliardi!).

* Aggiornamento sulle vicende tragicomiche del caffé. Murphy, quello della legge, guarda a me sorridente e orgoglioso come a un modello:
1. se siete in due a lavorare, il locale è deserto e uno dei due (non tu, ovvio) decide di andarsene, esce e va verso destra, puoi stare sicuro che 10 secondi dopo da sinistra arrivano 10 persone tutte in una volta sola, che occupano non si sa come 12 tavoli.
2. Se uno viene alla cassa per pagare, tutti si alzano nello stesso momento e lo seguono. Nuovo gioco: fila!
3. Se il locale è deserto e tu stimi che è il momento giusto per andare in cesso che se aspetti ancora un poco te la fai in braghe, quando torni ci sono decine e decine di donne incinte che aspettano incazzose di ordinare.

Etc…

Blog Comments

london arriviamooo

[…] Per grande sorpresa di Milo, che mi ha etichettato “la persona più sentimentalmente attaccata ai luoghi che abbia mai conosciuto”, la mia Londra, come sanno i lettori di un tempo di questo blog, è quella dove ho fatto il lavapiatti – una sorta di bagno nel Tamigi per tutti gli italiani a Londra – e poi il barista al Fat Cat Café, e dove ho vissuto un anno, un angolo di quartiere dove non arriva la metropolitana e che, forse per questo, è rimasto più intatto di altri quartieri, più villaggio. […]