Ollolanda!

  • Dicembre 13, 2019

Per dire “Ciao”, gli olandesi usano lo stesso suono che fai quando ti schiarisci la gola molto forte prima di sputare del catarro per terra.

Augusten Burroughs, Lust & Wonder: A Memoir

Trattandosi di un corso di lingua per principianti, i personaggi del nastro si tenevano accuratamente alla larga dal gergo e, più in generale, da qualsiasi nodo linguistico controverso. Evitando passati e futuri, si votavano all’indicativo presente con uno stoicismo degno di un buddhista o di un ex alcolizzato fresco di riabilitazione.

David Sedaris, Me parlare bello un giorno

Sto studiando l’olandese e presto dovrò affrontare un esame orale.

È una lingua difficile, tutta piena di gutturali e aspirate e parole lunghe piene di quelle lettere che noi non usiamo, tipo le j e le doppie vu.

L’amministrazione comunale ti offre la possibilità di integrarti, pagandoti 6 ore di lingua a settimana con frequenza obbligatoria.

Ad Amsterdam abita un’alta percentuale di stranieri: per vivere, l’inglese potrebbe essere sufficiente ma, se non provi a integrarti, come dice la mia amica Laura, vivi a Expatville, un non luogo che sfrutti solo per guadagnare e tornare a mangiare la lasagna di mammà non appena se ne presenta l’occasione.

Sono qui da due anni e mezzo e nonostante tutti, compresi benzinai e spazzini – voglio dire professioni che non ne avrebbero bisogno – parlino un inglese impeccabile, non sforzarmi di imparare la loro lingua mi fa sentire come gli stranieri che mal tolleriamo in Italia perché non imparano la nostra: perché non si sforzano?

C’è da aggiungere poi che, in generale, gli olandesi sono un popolo colto, curioso, spesso innamorato dell’Italia, tanto che qualcuno addirittura impara l’italiano, dopo decenni di turismo estivo nei vari camping Pineta di cui la Penisola è disseminata.

Comunque, se è vero che tutti parlano l’inglese, però, i numeri dei tram e degli autobus sono, ovviamente, in numero, ma dove vanno e se sono in ritardo, te lo dicono in olandese (bestemming, ho imparato, non è la tolleranza alla blasfemia, ma la destinazione del treno su cui sei sopra).

Così ho cercato di sforzarmi anch’io, oltreché per non sbagliare bestemming, anche per aprirmi nuove opportunità professionali, dato che dopo due anni, l’azienda per cui lavoravo non mi ha offerto un contratto a tempo indeterminato e sono rimasto a casa, disoccupato, per qualche mese.

Va da sé che, nel Nord Europa (o, immagino, basterebbe scrivere: fuori dall’Italia) le comunicazioni ufficiali col cittadino funzionano, e sono in olandese. E anche se ci sono santo Internet e le app che traducono tutto, ho sbattuto la faccia contro la burocrazia nei mesi scorsi, proprio a causa del mancato rinnovo del mio contratto di lavoro.

Qui il welfare funziona bene e ci sono buoni ammorizzatori sociali: mi spettavano, dopo due anni di lavoro, alcuni mesi di assegno di disoccupazione. Il primo giorno utile per ricevere il sussidio direttamente sul conto in banca sono andato sul sito dedicato, tramite app sul telefonino mi sono registrato, e ho compilato i campi appositi. Poi mi sono messo ad aspettare, mentre il mio conto in banca dimagriva, e io con lui.

Da quello che avevo capito, dopo 10 giorni dovevano arrivare i soldi, ma non arrivava niente; nel frattempo io andavo avanti a pane e cipolla.

Allora ho composto il numero verde: quando chiamo gli operatori al telefono trovo personale gentile e disponibile a cui mi approccio dicendo il mio Goedemorgen, buongiorno, e dopo: “È tutto il mio olandese, adesso possiamo parlare in inglese?”. Mi hanno spiegato che, non si sa cos’ho capito, alla domanda che fanno ogni mese hai ancora bisogno dell’assegno di disoccupazione? io ho risposto compilando il campo con un grande NO!

L’addetto mi ha illustrato come rimediare e mi sono rimesso ad aspettare altri dieci giorni, dimagrendo a vista d’occhio (o almeno così mi piace pensare); quando i soldi sono finalmente arrivati, erano però molti meno del 75% dello stupendio come mi aspettavo.

Ho richiamato. Mi ha risposto una donna, molto gentile. È venuto fuori che, alla domanda li vuoi tassati o non tassàti alla fonte? (un concetto che già farei fatica a capire se me lo spiegassero in italiano) io ho riposto compilando il campo con un grande TASSÀTI!

Ero avvilito. Ho cercato di esprimere quanto tutto ciò fosse frustrante: non mi veniva la parola in inglese, figurarsi in olandese, e quindi l’ho detto nella mia lingua.

“Lo capisco”, mi ha risposto lei, in perfetto italiano.

L’illustrazione qui sopra è stata realizzata in digitale con CLIP studio. Ultimamente mi piace esplorare svariate tecniche: se vuoi vederne altre, ne trovi di più sulla mia pagina Instagram.

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[…] Paesibassese?) per avere una conversazione che mi faccia andare oltre il buongiorno e per prendere meno botte a kickboxing, così se vado in Sudamerica e mi chiamano maricón non dovrò più ignorarli facendo finta che […]