WHAT DO I DO?

  • Novembre 16, 2010

E così, dopo 10 mesi, e dopo essermi inventato la vacanza dalla vacanza, ho dovuto, per forza di cose, tornare a lavorare.
Del resto, sono qui con un visto vacanza-lavoro, e i soldi non crescono sugli alberi.
Come già detto, uno dei motivi per cui sono venuto a Vancouver, è la forte presenza qui dell’industria televisiva e cinematografica.
Entrarne a far parte, pur nel tempo limitato che ho a disposizione, era uno dei miei obiettivi finali.
Ci sono, in minima parte, riuscito.

All’inizio ho, logicamente, provato a cercare lavoro nel mio ambito, per continuare il percorso lavorativo che ho seguito finora in Italia. Tuttavia, ho presto capito che il fatto che il mio visto dura solo 6 mesi è un deterrente per un’azienda o una società, o uno studio di pubbliche relazioni, per investire su di me. Al pari che negli Stati Uniti, infatti, sta poi alle aziende sponsorizzare i cittadini stranieri per l’ottenimento di un nuovo visto lavorativo (allo scadere del mio, che non è rinnovabile) ed è un costo che, al momento, molte compagnie non rischiano di accollarsi. E’ vero che la crisi qui non è così forte come in America o nel resto del mondo, ma è anche vero che c’è, e che molte persone anche qui hanno perso il lavoro e fanno fatica a trovarne uno nuovo.
Confrontandomi poi con altri ragazzi che sono a Vancouver con un visto come il mio, ho altresì compreso che la maggior parte dei lavori che si ‘finisce’ a fare, sono: commesso, cameriere, barista.

Va bene: l’esperienza di vita in Canada è la cosa che più conta, non costruire religiosamente il mio curriculum vitae.
E poi non si può troppo stare a pensare o fare gli schizzinosi quando bisogna pagare l’affitto.

Tuto fa brodo.

Pur continuando a cercare altro, da quando sono arrivato ho svolto, personalmente, tre tipi di lavoro: il commesso in un negozio di vestiti italiani a Downtown (in pratica, el piegamajete…), il cameriere presso il servizio catering del Centro Culturale Italiano, e la comparsa sul set di serie tv.