TOUCHÉ

  • Aprile 10, 2012

Non è che me le invento, è che a volte sono superficiale, o conosco solo una parte della storia: dopo la pubblicazione del mio ultimo post ho ricevuto tre segnalazioni diverse, allo scopo di precisare alcune inesattezze ivi (!) contenute.

Su facebook, Samantha, la Samantha della mia infanzia, come me devota infante e frequentatrice assidua di ciése e fioretti, mi precisa che:

“Anche la chiesa di Vancimuglio ha le stazioni della Via crucis appese!”.

…e che parliamo di una chiesa in cui sono entrato ogni domenica per almeno 9 anni!
(Si riferisce alla prima versione del post che, su quella di Camposilvano, recitava: “È l’unica chiesa che io ricordi che ha appese ai muri tutte le stazioni della Via Crucis”; dopo la sua segnalazione, ho cambiato in “Ha appese ai muri, come molte altre chiese, tutte le stazioni della Via Crucis”, perché mi ha fatto venire il dubbio. La mia memoria perde colpi, si vede che sto diventando vecio… come ci chiamiamo poi tra amici da decenni!).

Più gravi le altre due, ehm, “distrazioni”!

Alessandro, dalle Bahamas (!!!), mi segnala:

“una nota riguardante quel che dici di Ulisse…: non ti dimenticare che dopo essere tornato a casa da Penelope poi volle ripartire perché

né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ‘l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore

e già che ci siamo, una delle più belle interpretazioni di quel canto (sempre sua segnalazione)”:

La zia Franca invece mi scrive (tipo posta del cuore! mi con ociài e sachetòn de ROYAL MAIL su’ea to’ea <-- sfido chiunque - Ciao, Cicciozanella! – a trovare la giusta traslitterazione delle due precedenti parole…!):

“ho una precisazione liturgica da farti: non hai sentito il racconto della Passione secondo Giovanni la domenica delle Palme perchè non viene mai letta la domenica delle Palme, ma vengono letti Mt, Mc e Lc a seconda dell’anno liturgico A, B (quello in corso) o C.
La Passione secondo Giovanni viene invece letta sempre ogni venerdì santo nell’ambito della Liturgia della Passione del Signore, qualsiasi sia l’anno liturgico.”

That’s all, folks!

Blog Comments

Lamentati, poi… hai addirittura un team di scrupolosissimi revisori delle bozze, meglio di un autore Mondadori!

C'è una differenza tra l'Ulisse omerico e l'Ulisse dantesco; nel primo caso sappiamo che trascorsi 10 anni nella guerra di Troia, impiegò 10 anni per tornare a Itaca, dopo essersi fermato nei porti lungo tutte le coste del Mediterraneo.
Nell'Ulisse di Dante, invece, canto XXVI dell'Inferno, Ulisse NON torna a Itaca, ma dopo la guerra di Troia e i suoi vagabondaggi per porti del Mediterraneo, invece che tornare a Itaca, (né docezza di figlio, né la pietà/ del vecchio padre, né 'l debito amore/ lo qual dovea Penelope far lieta,/ vincer potero l'ardore/ ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto/ e de li vizi umane;/ ma misi me per l'alto mare aperto/ sol con un legno e con quella compagna/ picciola da la quale non fui deserto) va in giro a scoprire il mondo, cioè oltrepassa le Colonne d'Ercole ("dov'Ercule segnò li suoi riguardi/ acciò che l'uom più oltre non si metta).
Le Colonne d'Ercole corrispondevano allo Stretto di Gibilterra, e secondo la conoscenza del mondo di allora – siamo all'inizio del 1300 – quello era il limite del mondo conosciuto, ad ovest dove, “Dio aveva posto i suoi riguardi”. Ulisse vuole andare oltre per conoscere cosa c'è al di là, “nel mondo sanza gente”, e niente e nessuno gli impedirono di "divenir del mondo esperto”, e, spronati i suoi amici/compagni naviganti (perché senza di loro lui non andava da nessuna parte: lui faceva il capo e comandava, loro lavoravano di braccia, e remavano!!!), con quella orazio picciola diventata famosissima “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza”, si avventura lungo le coste del continente africano e Dio lo punisce per aver osato tanto e lo fa naufragare quando è arrivato in vista della montagna del Purgatorio.
Quindi l'Ulisse dantesco muore nel naufragio e non torna a Itaca. Ma nella Storia della Letteratura è diventato il simbolo del coraggio e della voglia di conoscere, e anticipa l'uomo dell'Umanesimo e l'epoca delle scoperte geografiche.

Mamma

Come dice giustamente Carlo, Touche'!

Ero sicuro che l'Ulisse dantesco intraprendesse il suo viaggio oltre le colonne d'Ercole dopo essere tornato a Itaca. Nel senso che dopo essere tornato, si rese conto di non potere fare a meno di "divenir del mondo esperto". Il senso alla fine, e' lo stesso e si riferiva al fatto che essendo uomini tendiamo sempre a qualcosa di piu', a una conoscenza maggiore, in qualche modo.

La ringrazio molto per aver chiarito questa mia mistificazione durata piu' di 10 anni. Non si smette mai d'imparare, per l'appunto.

Alessandro