Se Monica e Chandler vengono a cena

  • Dicembre 5, 2019
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Dove hai trovato i soldi per quel costume? Possibile che il sarto che te l’ha fatto non vada dalla polizia a spiattellare la tua identità? Davvero tu, vestito da Roberto Bolle col pacco in evidenza che giri – nel 2019 – col mantello, sei l’unico a sconfiggere il crimine? Dove hai imparato tutte quelle mosse di arti marziali? Se sei uno studentello sfigato di giorno, coi brufoli e gli occhiali, quando vai in palestra? Possibile che il supercattivo di turno voglia sempre ucciderci tutti con un virus potentissimo? Ma cosa gliene viene?! Nessuno vede che Hannah Montana è Miley Cyrus con la parrucca da festa di Carnevale dell’oratorio?

L’altra sera in TV c’era il film di Wonder Woman, uscito al cinema qualche anno fa.

Sono durato 5 minuti: ho cominciato a fare un sacco di domande a voce alta, noiose per chi mi sta vicino, tipo: come fanno a essere tutte donne e a far figli?

Quando si tratta di guardare film e serie tv sono un po’… esigente. Mi sembra che la trama faccia acqua da tutte le parti, specie quando si tratta di una storia di supereroi.

Ci sono, in generale, delle cose che proprio non sopporto, perché non hanno alcun senso: dove tenevi tutti quei candelotti bianchi, perfetti e tutti uguali – che costano mezzo stipendio anche se li prendi da Tiger – che hai messo intorno alla vasca? Prima di uscire di casa la mattina, non fai la cacca? Non ti lavi i denti? Non ti metti il deodorante?

Poi ho soprattutto un grande problema con le storie che so già come vanno a finire: non mi interessa vedere l’ennesimo rifacimento di, per esempio, Piccole donne o Pinocchio; entrambi stanno per tornare sul grande schermo (beh, per Greta Gerwig farò un’eccezione) perché non mi interessa il valore artistico dell’opera, ma la storia.

Raccontami una storia che non so.

Quante volte ho bisogno di vedere Peter Parker che va in un laboratorio, a cui non potrebbe avere accesso, rompe la teca col ragno dentro, ci viene in contatto e improvvisamente te lo ritrovi appeso al grattacielo a testa in giù? Quante volte è arrivato Superman sulla terra da Krypton? Con quanti volti e in quante epoche? Ha fatto la guerra, poi aspetta è un figlio dei fiori, poi, no, guarda, c’ha un cellulare… Stessa roba James Bond: quante volte ancora dobbiamo disturbarlo, che vuole solo stare in pensione sull’amaca? Quante volte avrà fatto ormai la plastica facciale?

Non mi piacciono neanche le storie nello spazio, perché i personaggi sono sempre pochi: sei lì e l’ambiente è sempre quello! Cosa puoi dirmi, che già non so, sulla conquista della luna da parte dell’uomo?!

Mi piacciono invece film e telefilm, o libri, ambientati ai nostri giorni, dove posso immaginare che i protagonisti di cui vedo la vita siano là fuori (fa eccezione solo Mad Men). Mi piace pensare che li potrei incontrare per strada, che potrei invitarli a cena, che esistono nel mio stesso mondo. Che se da me è Natale anche da loro, lì, sullo schermo, è Natale. Mi piace gustare gli episodi che seguono il ritmo delle stagioni: non sono molto d’accordo col sistema Netflix che me li molla tutti in una botta sola e lascia a me costruirmi il mio arco narrativo: che fatica! Sono anche contro i time jump, quella tecnica furba che hanno gli sceneggiatori di saltare gli anni da una stagione all’altra, per mancanza di idee: ma se mi hai fatto vedere il calendario ed eravamo nello stesso anno, tu e io, adesso, tu, in che anno sei? Nel futuro? Come sai come sarà?

Sono uno di quelli che commenta tutto a voce alta e ogni due minuti grida allo schermo: ma figurati!!! A fine serata c’è sempre il vuoto sul divano intorno a me.

PS: L’unica a cui credo è Mary Poppins. Lei sì che può. Lei sì che c’è. Anche un secolo dopo.

Questa illustrazione è stata realizzata in digitale con CLIP studio. Ultimamente mi piace esplorare svariate tecniche: se vuoi vederne altre, ne trovi di più sulla mia pagina Instagram.