Mi rendo conto che non ho visto ancora quasi nulla di Manhattan. Ho almeno 5 guide e finora ho letto solo metà di una. Nominatemi un posto e sicuramente non l’ho ancora visto… Little Italy? No. Wall Street? No. Ponte di Brooklyn? No. Statua della Libertà? No. Il fatto è che non sono né un classico turista, né un lavoratore o cittadino di Manhattan. Non sono né carne né pesce (… sono Mary per sempre???).
Anyway, here’s what happened when I was away from my pc:
Sabato sono andato via dall’albergo e sono venuto qui con un taxi (panico per la mancia, nel dubbio, melius abundare…. Sorrisone del cab driver), al 103 di 105 west (le street tagliano l’isola per largo, le avenue per lungo. Le street si dividono tra ovest – W sta per west – ed est, la linea di demarcazione è la 5a avenue, che solca il lato orientale di Central Park).
Questa zona si chiama quindi Central Park West, è abbastanza distante da Midtown e già in odore di Harlem, in pratica Michael ed io siamo gli unici bianchi del quartiere. Il caseggiato è un tipico palazzo newyorkese con la scala antincendio sul davanti. Della casa mi riservo comunque di parlare meglio in uno dei prossimi post.
Nella foto della stanza, si risconosce sacchetto di Dunkin’ Donuts sopra il mio letto…
Nel primo pomeriggio ho vagabondato ancora per il parco che, essendo weekend, era pieno di gente. E’ davvero enorme: c’erano concerti, partite di baseball, biciclettari, gente che prendeva il sole, che andava in canoa…
Ho scoperto che la fontana di Bethesda, uno dei simboli del parco, che ho tanto cercato, è in restauro. Che delusione quando ho capito che c’ero, ma che non era lì ad accogliermi come me l’aspettavo.
Poi mi sono fatto finalmente la parte di Midtown che appartiene all’immaginario collettivo, giù per la quinta strada, partendo dal cubo della Apple e dal Plaza, passando per la cattedrale di San Patrizio, dove mi sono imbattuto nell’arcivescovo di New York in persona che, davanti alla gigantografia di David Beckham nudo di Armani Exchange, officiava per strada il Corpus Domini, girando intorno all’isolato.
Verso sera mi sono goduto la magia di Bryant Park, dietro la Central Library, dove ho davvero potuto sentire la tanto decantata energia della città, data da un insieme di persone, luci, suoni e colori…
Per finire, mi sono regalato la vista notturna dall’alto del Rockefeller Center, il Top of the Rock, che la Lonely Planet mi dava come posto migliore dell’Empire per vedere la città dall’alto.
Era vero.