I primi giorni d’autunno qui sono stati meravigliosi.
Baciati dal sole, abbiamo approfittato, la settimana scorsa, delle giornate quasi estive (di quelle che metti le maniche corte e maledici il limite di 23 kg consentito sui voli intercontinentali, che vuol dire jeans che si appiccicano alle gambe e niente spazio in valigia per pantaloni corti, perché, dici, tanto non ti serviranno…) per visitare meglio la città, tra un curriculum consegnato e l’altro.
Il Festival del Cinema è entrato nel vivo, e ho scoperto che anche a Vancouver, come a Manhattan, esistono i community garden.
Una passeggiata sul ponte, circondati da tetti coperti d’erba (un accorgimento verde, per attutire l’impatto ambientale dell’inquinamento e fornire calore allo stesso tempo durante l’inverno, a cui a Vancouver si fa molto ricorso) ci ha permesso di individuare quale potrebbe potenzialmente essere la nostra prossima casa dopo quella degli orrori (attico pieno di piante, sul fiume, foto n. 5).