IL DALSA GOIN’ AROUND: HAMPTON COURT PALACE

  • Dicembre 16, 2011
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(Avvertenza: un po’ noia…)

Quello che probabilmente è il palazzo più ambizioso del paese, lo descrive la Lonely Planet: volevo andarci da che sono arrivato a Londra.
Ho scoperto poi che Galia ha cominciato a lavorarci l’estate scorsa, così l’8 settembre, giusto per non sentirmi da meno anch’io, che a Vicenza erano tutti in gita, mi sono recato ad Hampton Court Palace, una specie di Versailles in minore inglese, un palazzo cinquecentesco situato nel sudovest della capitale sulle rive del Tamigi, raggiungibile dal centro in battello o treno da Waterloo Station (io sono andato in treno).
Galia mi ha fatto entrare come suo ospite, facendomi così risparmiare la bellezza di 16 sterline (mica bagigi!).

Appartenuto originariamente, come molte altre residenze reali, ad un cardinale, Thomas Wolsey, egli fu costretto a cedere presto il palazzo a Enrico VIII dopo che non riuscì a convincere il Papa a concedere a questo il divorzio da Caterina d’Aragona.
Da allora la corte di Hampton è appartenuta ai reali
(la regina Betty 1, Maria Stuarda, qualche Guglielmo etc., in mezzo a vari tentativi di ripristino della religione cattolica) come una delle tante residenze estive: nel 1540 già era diventato uno dei palazzi più sontuosi d’Europa anche se Enrico VII vi trascorreva solamente tre settimane l’anno, con grande dispendio di personale sempre a disposizione.
Alla fine del seicento il re Gugliemo e la regina Maria incaricarono Chritopher Wren, celebre soprattutto per il suo ruolo nella ricostruzione di Londra dopo il grande incendio del 1666 e fautore della cattedrale di Saint Paul e di altre ciese, di ampliarlo ulteriormente e il risultato è una fusione, visibile ancora oggi, di architettura Tudor e sobrio barocco.

La visita al palazzo prevede ricreazioni teatrali d’epoca, oltre che una passeggiata tra gli enormi giardini e il famoso labirinto (che purtroppo non sono riuscito a fotografare, e comunque quello di Villa Pisani a Stra è, a mio modesto parere, migliore), e può comprendere anche, a propria scelta, fino a sei percorsi diversi tra le stanze e i diversi ambienti.
Io ho scelto le cuxine in stile Tudor (arrostire allo spiedo è meglio che cuocere in pignatta: il sapore della sparagagna viene esaltato molto di più!) e gli appartamenti di Guglielmo III, figura che mi ha affascinato perché, come dire, oltre a fare la cacca sul velluto, preferiva trascorrere molto più tempo con gli amici a caccia o a xugar briscola che con la moglie.

In conclusione: sì, Hampton Court può rappresentare una gita piacevole fuori Londra come alternativa alle mete classiche, ma credo che la Lonely Planet abbia esagerato.
Certamente il palazzo è tenuto bene, ricco e organizzato, ma per un italiano, forse più ancora per uno come me che viene dalla terra delle Ville Venete (tra l’altro, costruite proprio a partire dal ‘500), la visita ha il sapore di un déjà vu, dato che come assetto e percorso narrativo, una qualsiasi villa palladiana (a partire dalle cucine) non ha nulla da invidiare alla corte di Hampton.

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potevi scrivere che era il nuovo appartamento bhaaa(anche te fantavita vicenza..tutti in gita…ma chi??)