DOMENICA

  • Giugno 10, 2010

Domenica avevo appuntamento con Stefano, amico di Bacilio e del suo compagno, un simpatico pugliese che avevo già sentito al telefono nei giorni precedenti. Lo scopo della giornata era assistere alla tradizionale parata gay del Queens, uno dei 5 distretti che compongono la città di New York. La parata del Queens è meno nota di quella di Manhattan che si svolge a fine giugno (giugno è il mese dedicato alla celebrazione della diversità sessuale, qui, ma guarda un po’…), meno sfarzosa, e più corta. Stefano è un simpatico pugliese che ha passato metà della vita tra Brookyln e Portorico, e rappresenta il classico italiano che si è fatto da sé, molto scaltro e intelligente, perché ne ha viste tante. Come dice lui, ha fatto college e master sulle navi da crociera. Ed ha vissuto a Londra con Raf prima che diventasse famoso! (Sì, diciamo che non ha proprio la mia età…). Ora Stefano vive nel Queens, che conoscevo solo per la sigla della Tata (She was working in a bridal shop in Flushing, Queens…), e che ricorda uno dei tanti sobborghi americani che si vedono nei film, con le tipiche case in legno, ma anche in mattoni all’inglese. Mi è parsa un po’ sporca e desolata. E’ a Queens che si trova l’aeroporto La Guardia, dove sono atterrato. Prima delle parata siamo stati ospiti per il brunch (il mio primo in assoluto, quindi: prima parata, primo brunch) a casa di una coppia di suoi amici, dove c’erano altri ragazzi gay, tutti pronti per la parata. Per un caso della sorte altrimenti chiamato “magia di Carlo”, uno dei due padroni di casa lavora insieme ad una ragazza di cui fino a domenica sapevo solo il nome, ma che mi era stata indicata come un punto di riferimento al mio arrivo a New York, perché si occupa di pubbliche relazioni. Non avevo però nessun’altra indicazione se non: “lavora in Madison Avenue”. Punto. E il nome, ovviamente. Vane sono state ricerche su google e facebook… E ora lunedì la incontro! Quando il ragazzo mi ha detto come si chiamava la sua collega italiana mi sono sorpreso per un centesimo di secondo, ma poi mi sono ricordato della mia magia… Dei tanti ragazzi che ho incontrato quel giorno non mi ha colpito nessuno, il che è molto strano. Modestamente, io ero il più bello, e vi ricordo i brufoli e la panza. La parata non mi ha particolarmente entusiasmato, ma mi ha colpito per il numero di politici partecipanti, che ha sfilato con grandi sorrisi; politici, va da sé, candidati a qualche seggio o posizione chiave nei prossimi mesi, ma tutti comunque pronti a sostenere i gay e il matrimonio gay, una cosa impensabile in Italia, e a mio avviso molto scaltra (sì: è il vocabolo di oggi) se si pensa all’alta percentuale di popolazione omosessuale abitante a New York, e quindi votante. La parata è durata poco, faceva molto caldo, e invece di andare ai vari party nel quartiere, alla fine, sono finito da Stefano a vedere Rai international, a parlare di Silvio e dell’Italia, e a mangiare, guess what?, un panino. Tornato a Manhattan nel tardo pomeriggio, mi sono infilato in un cinema a Times Square, dove ho visto Get him to the greek, ideale seguito di Forgetting Sarah Marshall, molto divertente. Side note 1: in questo cinema non ci sono i posto assgenati. Non so se è una pratica comune a tutte le sale americane, ma anche al cinema Roma a Vicenza lo fanno, ormai! Side note 2: ho preso una Sprite piccola, prima dell’inizio del film. A parte che costava 4 dollari e 75 (!!!) ma tre ore dopo non l’avevo ancora finita, date le celebri misure americane, per cui la small one, che avevo preso, sarà stata di mezzo litro…
Alla fine sightseeing dei palazzi epici dell’isola, per finire col palazzo di vetro dell’Onu.

Alla sera a casa è poi iniziata la mia amicizia ritrovata con la TV americana.
But more on this, later on…

Sono stanco, vado a letto!
Buon giorno per voi che leggete!
E guardate i video sotto!