Chiamami una volta solo e dopo basta

  • Gennaio 30, 2020
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A volte a spremere troppo il limone non si ottiene più nulla.

Sono contro i sequel obbligati, le stagioni delle serie TV troppo lunghe e sbrodolose: cosa occorre raccontare ancora, ora che i protagonisti dal destino accidentato si sono finalmente baciati? Come mai mi devi rovinare l’illusione che sul piccolo o grande schermo – e dove, se non lì? – l’amore trionfa? Perché le cose che mi racconti una volta poi non sono più vere? Perché se il protagonista evolve da A a B nel corso di una stagione, all’inizio di quella dopo è regredito al punto di partenza?

Mi ricordo una mia beniamina di Sentieri, Harley Cooper, che era uscita di scena dalla trama della soap dopo che aveva deciso di trasferirsi altrove con l’amore della sua vita, Mallet. A un certo punto, però, anni dopo, l’attrice Beth Ehlers aveva voluto rientrare, ma non Mallett, interpretato da un attore con cui la stessa Ehlers aveva avuto una storia anche nella vita reale. Ora: se sei sfigata e nella vita vera non ti è andata bene, cosa occorre che mi vai a rovinare anche la vita di Harley, che è ritornata in scena divorziata? 

La tendenza del mercato dell’intrattenimento è di allungare il brodo, film e libri stanno diventando come le serie TV: escono a capitoli e diventano saghe.

Perché, però, si rivedono i film molte volte, mentre si fa fatica a rileggere i libri?

A me, i libri, piace rileggerli. In genere è una cosa che non viene fatta spesso: ce ne sono così tanti che si accumulano sul nostro comodino aspettando di essere letti.

Eppure, della maggior parte, non mi ricordo la trama. Mi ricordo quelli che mi son piaciuti tanto ma non mi ricordo perché.

A volte, però, se li rileggo, scopro che non mi piacciono più, o che non riesco ad andare avanti: penso che sia perché ogni cosa ha il suo tempo e tante storie che leggiamo ci parlano a seconda del nostro momento storico. Forse è vero che non bisogna tornare sui luoghi in cui si è stati felici.

Per esempio, tre anni fa è uscito dopo quasi vent’anni, il settimo libro della saga di Malaussene di Daniel Pennac per Feltrinelli. Me lo sono comprato ma ho deciso che prima di leggerlo avrei voluto ripassare tutta la saga così ho anche acquistato il cofanetto coi primi 6 libri, trovato in svendita. Risultato: ho riletto metà del primo (che avevo già ripassato almeno due se non tre volte) e poi non sono più riuscito a progredire. Il settimo, mai toccato. Il cofanetto, però, come soprammobile fa scena.

Altre volte, invece, non solo ricordo vagamente la trama, ma scopro che intere parti o particolari proprio li avevo dimenticati. 

Tra i titoli che ho letto più e più volte i Malaussene appunto, Il grande Maulnes, Generazione X e Il buio oltre la siepe. Di quest’ultimo è uscito, a oltre 50 anni di distanza, un seguito “forzato” dopo la morte dell’autrice Harper Lee, famosa per la sua reclusione: si era sempre rifiutata di dare il sequel (scritto in realtà prima del primo “capitolo”) alle stampe, e a ragione, perché pare che il libro neghi buona parte degli assunti del primo titolo. Infatti, non ho voluto leggerlo.

In autunno è uscito Cercami di André Aciman, il seguito di Chiamami col tuo nome, che avevo letto quattro anni fa, appresa la notizia che Luca Guadagnino ne stava traendo un film che, come sappiamo, ha poi avuto molto successo. Me lo sono fatto regalare a Natale: per prepararmi alla lettura, ho di recente riletto il primo (che fino a poco fa era, appunto, l’unico).

Il libro mi è piaciuto molto e, forse perché sono temporalmente vicino al me di quattro anni fa, non ho cambiato idea su di esso: mi è ancora piaciuto e, rileggendolo, anche questa volta ho trovato dei particolari che o non avevo colto la prima volta o non mi ricordavo più.

Tuttavia, il seguito del libro è stato scritto dopo il successo del film e qui sta il problema: da tutte le note stampa lette in giro (SPOILER ALERT) sappiamo che il papà e la mamma del protagonista Elio sono ora divorziati: ma come, se nel primo libro erano la cosa che funzionava di più?

Ho altre perplessità, poi, ma che non scrivo per non rovinare la sorpresa a chi deve ancora leggere anche il primo libro.

Però, ecco, il seguito non lo avrei scritto: non se ne sentiva il bisogno. Potrei anche non leggerlo, ma l’occasione fa l’uomo ladro. Temo tuttavia che la lettura di Cercami annulli il piacere che mi ha provocato, per ben due volte, leggere Chiamami col tuo nome. Che, insomma, il futuro dei due protagonisti avrei voluto immaginarmelo da me, senza che per forza Aciman mi dica come va (o non va) a finire.

L’illustrazione qui sopra è stata realizzata in digitale con CLIP studio. Mi piace esplorare svariate tecniche: se vuoi vederne altre, ne trovi di più sulla mia pagina Instagram.