AND IN THE END…

  • Giugno 15, 2010

I did it!

Venerdì, in un giorno di “riposo” dal turbinio delle luci di Midtown, ho preso coraggio e sono andato dietro l’angolo a fare la laundry, il motivo principale lo sapete, è scritto qualche posto più indietro (in quattro parole: no more clean underwear).

Nel vicinato, e in genere a New York e nelle grandi città americane, le lavatrici possono essere in comune, nei seminterrati dei palazzi, oppure si trovano in appositi store, le famose laundry, appunto. Poca gente fa il bucato a casa, in genere i più abbienti. La cosa è intelligente da un punto di vista energetico, in una città fino ad ora poco attenta alla sostenibilità (non c’è neanche la raccolta dell’organico, il cosidetto “umido”! 15 milioni di abitanti che non fanno la raccolta dell’umido!!), ma credo venga meno nel momento stesso in cui a fianco delle lavatrici ci sono le asciugatrici, che consumano un sacco di energia (praticamente impossibile stendere dei panni al sole, qui, che non c’è – perché oscurato dai palazzi – e, se anche fosse, sarebbero subito da rilavare causa grigiore da smog).

Per 2 dollari e 25, tutti in quarter (quindi 9 quarter), il mio bucato in mezz’ora era pronto (nel frattempo sono andato avanti con “I segreti di New York” di Corrado Augias …………….. ok: ho mandato invece sms a metà di voi…), beo neto xe ‘n’altra roba (ovviamente sono venuti subito meno anni di insegnamenti materni e di pubblicità con Ferruccio Amendola di bianchi con bianchi e colorati coi colorati, pur messi in pratica nel mio periodo da solo a Vicenza) ma insomma almeno era profumato e lavato.

Asciugarli fa 4 monete da 25, e quindi 1 dollaro (per 20 minuti, 5 minuti al quarter, tentativo di leggere alcune pagine di Augias abbastanza riuscito, tranne che ad ogni riga alzavo gli occhi per vedere quanto mancava alla fine dei 5 minuti – ogni. santa. riga. – quindi mi sono un po’ distratto…).

Puoi portarti il detersivo da casa, o lo puoi comprare lì, in dosi fatte apposta per un lavaggio medio, per 75 cent. Il che è conveniente e pratico, e mi ha fatto sorridere al pensiero che tutto l’isolato abbia addosso lo stesso profumo di bucato.

Dentro alla laundry (il cui vero nome, in questo caso, è Laundromat) solo neri e portoricani (nel frattempo ho scoperto di abitare “in odore di Harlem”, vedi post successivo); la lingua che sentivo era praticamente solo lo spagnolo.

Si può in alternativa dare tutto alla signora che ti lava e poi tu vai a ritirare, anche il giorno stesso, ma a parte che è più conveniente farsela da sè, l’esperienza rientrava nel mio pacchetto things to do while in New York, quindi non v’è stato scampo.

Ho poi scoperto che anche nel mio seminterrato (dove ci sono i bidoni per il riciclo di plastica, latta e vetro, quello almeno sì) ci sono lavatrice e asciugatrice, ma comunque, a parte essere in un posto senza finestre né luce, dove mi aspettavo di incontrare da un momento all’altro Donatello, Michelangelo, Leonardo e Raffaello che magnano pizza e soprattutto quello schifosissimo sorxe gigante che insegna loro karate, va comunque a quarter, quindi tanto vale farsi la laundry in superficie circondato da estranei e mandando costosissimi sms in Italia.

P.S.: Sara, bene il grigio? Si legge meglio?

Blog Comments

Si dai, adesso si legge molto meglio ; )

noto che anche a ny stai attento alla raccolta differenziata. sono felice!!!!!