AFTER THE FORKS IT GETS BETTER

  • Novembre 25, 2010
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Un mese fa ho cominciato a lavorare come cameriere all’Italian Cultural Centre. Come per altre comunità straniere in città, si tratta di una struttura ricreativa e culturale punto di incontro non solamente per gli Italiani di Vancouver, ma anche per tutti i simpatizzanti della lingua e del nostro paese in generale (c’è anche una vera gondola veneziana). Vi si tengono conferenze, incontri e lezioni di italiano.
La struttura comprende, oltre al centro e alla scuola di italiano, anche una trattoria, un’osteria con il campo da bocce, un ristorante, ed un salone dove quasi tutti i giorni si tengono ricevimenti per chi desidera affittarlo e, con esso, chiede l’ausilio del servizio catering.

Io lavoro lì.

E’ un ambiente che fa dell’accoglienza e del multiculturalismo la propria bandiera: vi lavorano persone che, rispecchiando l’eterogeneità degli abitanti di Vancouver, vengono da tutte le parti del mondo.
La mia capa, la catering manager, è iraniana (o, come dice lei, persiana. Appena l’ho incontrata volevo dirle: Reza Pahlevi?? Soraya?? Ripudio?? Vecchiaia triste e sola in Italia?? Eh eh??, ricordando vecchie copertine in bianco e nero di Oggi di quando non ero ancora nato, ma sono stato zitto). I miei colleghi (età media, non sto scherzando, 19…) sembrano usciti da una pubblicità Zerododici (o della Nutella, vedasi eschimese che dentro l’igloo fa colazione con pane fresco e crema marrone… mah…) degli anni ’80: ci sono cinesi, filippini, indiani, afroamericani (si dirà afrocanadesi??), mis’cioti vari e italiani di seconda generazione…
Io sono l’unico italiano ‘autentico’, insieme a Diego, che però è nato e cresciuto in Belgio (primo dialogo surreale: vedo questo che mi saluta in italiano parlando come l’Ispettore Clouseau. Mi chiede di dove sono. Io: di Vicenza. Lui: anche io! Dico: non credo proprio… Poi mi dice che i suoi nonni sono di Montecchio e Chiampo!).

Al centro è tutto molto organizzato e strutturato, gerarchicamente parlando. C’è un catering director, la catering manager, un supervisor, un server che gestisce i propri tavoli (generalmente da 3 a 6), un busser o server’s assistant (che, al momento, sono io: in pratica do l’acqua ai geranei! No, scherzo… Verso l’acqua piena de giazzo alla gente quando si siede… e poco più… And that’s it!).
Insomma, mica fisica dei quanti…

Eppure, prima di lavorare la sera, ho fatto qualche mattina di setting tables, preparazione tavole. Per fare ciò, mi è stato affiancato un trainer (!!). All’inizio dei lavori (ripeto: !!) c’è un meeting: Florencia, la supervisor della situazione (anni 18, argentina ma trapiantata in Canada ma figlia a sua volta di italiani) impartisce gli ordini: Verna: coltelli! Nick: bicchieri da vino! Clara: coffee cups! E via così. Poi, una volta finito, bisogna firmare il foglio su cui è scritto il compito, e Florencia passerà in rassegna il compiuto.
Io prendo spavento, dico: che sarà mai???
Niente più che appoggiare la posateria e i piatti, in un clima rilassato e però silenzioso, per 3 ore…

A me capitano le forchette.
Ce ne sono di diversi tipi (da antipasto, da pasto, da dessert), ma non si capisce come mai, in anni di servizio, nessuno ha avuto l’idea di separarle, riponendole in contenitori diversi. Ogni volta finiscono nello stesso. Così bisogna star lì a scrutarle ad una a una prima di mettere giù quella giusta (te credo che ci mettiamo 3 ore, poi!).
Mi dice Mercedes (ho evitato di commentare…), sorella di Florencia, la mia trainer per l’occasione: Non ti preoccupare, after the forks it gets better (dopo le forchette, diventa più facile. Ma cosa??!! penso io, sempre in attesa di chissà che compiti gravosi).
“Beh”, le rispondo per rompere il ghiaccio, solito simpaticone, rivolgendomi a lei ma senza guardarla: “abbiamo tutti in mente la scena di Pretty Woman delle posate, no? Quindi so distinguerle”.
Non sento commenti. Soprattutto risate…
Mi giro a guardarla. Mi osserva spaesata.
Dico: Scusa, quanti anni hai?
Mi risponde: 19…

E’ nata l’anno in cui l’hanno girato…!!!

Mi sento vecchio e forse è da allora che ho male la schiena.
Vorrei dirle che ogni anno a settembre, quando lo ripropongono su Raiuno, e lo riguardiamo tutti con l’audio abbassato recitando a memoria le battute, fa sempre dieci milioni di telespettatori battendo ogni canale, qualsiasi cosa vada in onda, da 15 anni a questa parte, ma sto zitto, e vado avanti ad appoggiar posate.

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Ciao Carlo vedo che il tuo viaggio procede a gonfie vele! Un saluto dal quel di Vicenza!

Ahahahahah! Mercedes sorella di Florencia sembra venuta fuori da uglibetti!